Don Benedetto Galbiati
GALBIATI BENEDETTO (1881-1956)

Nacque ad Agrate Brianza il 19 giugno 1881 da Paolo e Maria Frigerio, umili contadini coloni di Casa d’Adda. Manifestata la vocazione ecclesiastica, Galbiati fu messo nei seminari diocesani dove mostrò intelligenza pronta, memoria prodigiosa e calore umano.
Il Card. Ferrari gli conferì, il 9 giugno 1906 il presbiterato. Negli anni 1906 e 1907 consegui le lauree in teologia e in diritto canonico e fu distaccato a Firenze per corroborare l’Unione Popolare Cattolica. Nel capoluogo toscano iniziò la fama di oratore sacro di Galbiati, invitato per prediche e conferenze con costante successo di pubblico e di consensi. Giovanni Papini fu tra gli ascoltatori più assidui e soddisfatti. Durante il soggiorno fiorentino (1907-1913) frequentò l’università di Pisa, si laureò in giurisprudenza, apprese diverse lingue moderne e pubblicò nel 1907 “Il riposo festivo e la legislazione sociale italiana”.
Nel 1913-14 fu trasferito all’Unione popolare cattolica di Padova e qui pure fece conoscere quella eloquenza basata su una cultura vastissima, sulla parola appropriata, sulla voce robusta e suadente, sull’antiretorica e, soprattutto sulla ortodossia più sicura. Richiamato in diocesi nel 1914, fu nominato direttore de “Il Cittadino” e canonico onorario del duomo di Monza.
Il Card. Maffi, grande estimatore di Galbiati ottenne però subito di averlo professore nel seminario e predicatore. A Pisa rimase dal 1915 al 1917, poté seguire anche i corsi di sociologia di Giuseppe Toniolo, gli divenne amico e fruì della ospitalità per approfondire le riflessioni sui problemi del lavoro.
Chiamato alle armi nel 1917-1918 prestò servizio come cappellano presso l’alto Comando. Fondata nel 1920, l’Opera Cardinal Ferrari, Galbiati ne chiese l’aggregazione e fu ammesso come “addetto” alla casa madre milanese di Via S. Sofia. Contribuì da allora alle innumerevoli iniziative dell’Opera, quali la Casa del Popolo, la Prevenzione sociale, le scuole, l’ospizio dei “carissimi” (i barboni), i pellegrinaggi a Roma, Lourdes, Terra Santa, i vari periodici e, in particolare, la propaganda dell’Opera mediante conferenze in Milano, per l’Italia tutta e all’estero tra gli emigrati.
Nel 1926, per la conoscenza dello spagnolo fu inviato in Argentina a preparare le missioni dell’opera avviate l’anno dopo con tante speranze.
Durante la novena predicata a Tortona per l’erezione del santuario della Madonna della Guardia, nel 1931 quando iniziava la crisi dell’Opera, Galbiati incontrò don Orione e fu preso dal fervore della sua carità rivolta ai più poveri dei poveri. Si legò al Santo con voti semplici triennali, ripetuti nel 1934 e nel 1937. Lasciata Milano, si trasferì nel collegio orionino di S. Giorgio a Novi Ligure e portò un contributo validissimo mediante la predicazione ricercata: famosi furono i suoi quaresimali a Genova.
La morte di don Orione, nel 1940, e la seconda guerra mondiale sospesero la collaborazione “consacrata” e Galbiati si ritirò in una baita a Macugnaga a lui donata ed intitolata al grande amico defunto. Assistette spiritualmente gli alpigiani e diede un aiuto prezioso ai partigiani.
Nel 1946 ritornò a Milano, ospite del Piccolo Cottolengo degli orionini, che egli stesso aveva cooperato a formare e rientrò nel clero ambrosiano. La predicazione, divenuta più matura, fu intensificata ed ebbe la ormai solita entusiasta partecipazione di pubblico sino a tre mesi dalla morte, avvenuta per un male incurabile nella clinica S. Giuseppe dei Fatabenefratelli, l’11 agosto 1956.
Poche furono le pubblicazioni di Galbiati, impedito da troppi impegni, soprattutto oratori e appoggiato alla scienza ed alla memoria straordinarie: la principale, nel 1926, fu la biografia del card. Ferrari.
Galbiati fu uno dei maggiori oratori sacri, definito da Benedetto XV “Boccadoro del secolo XX” e da Pio XI “dux verbi”.
(Dizionario della chiesa ambrosiana, Gianfranco Radice) (Targa commemorativa presso casa natale)
